“Una storia d’amore totalizzante nata in un clima di intolleranza estrema. Mi interessava capire gli imbarazzi al nascere della passione consapevolmente vietata, mi incuriosiva immaginare le reazioni una volta che ai membri arrivasse la soffiata di quest’amore proibito”. In questo modo il regista Nicolo Donato descrive il suo Brotherhood – Fratellanza, film che racconta la controversa storia d’amore e di passione tra due appartenenti a un movimento neonazista nella Danimarca dei giorni nostri.
La pellicola sbarca nelle sale italiane questa settimana, dopo aver conquistato Marc’Aurelio d’Oro per il miglior film alla quarta edizione del Festival del cinema di Roma. Brotherhood fin dalle primissime proiezioni ha suscitato non poco clamore per l’inedito connubio amore gay/ neonazismo, ma è lo stesso regista di origini Italiane a spiegare il suo punto di vista: L’hanno definito un film nazi-gay ma io non sono d’accordo. Mi sembra riduttivo. Il punto non è l’omofobia che vieta l’amore gay tra i membri dei nazi, bensì il fatto che all’interno di quel genere di organizzazioni tutto ciò che è diverso risulta essere intollerante, perché contro natura, dicono loro. E in questo viene proposto il razzismo allo stato puro.
Thure Lindhart, David Dencik, Nicolas Bro e Morten Holst sono i protagonisti del film, Lars Von Trier ha dato il benestare al progetto: è la sua Zentropa a produrre.